domenica 11 novembre 2012

Il Carro, Platone e l'amore

Platone fu il primo filosofo a riconoscere all'anima una natura spirituale e dunque immortale. Illustrò nel Fedro (un suo dialogo) un mito in cui questa è paragonata ad una biga: l'auriga e i due cavalli, uno bianco e uno nero, rappresentano ognuno i tre aspetti dell'anima:

L'auriga incarna l'anima razionale, o ragione, che risiede nel cervello. Il cavallo chiaro rappresenta la volontà che si sottomette alla ragione, è la parte dell'anima dotata di sentimenti di carattere spirituale. Il cavallo scuro rappresenta l'istinto che al contrario si ribella e si dirige verso il mondo dei sensi. La guida ne risulta perciò alquanto problematica e la biga deve essere diretta verso l'Iperuranio, luogo metafisico dove risiedono le "Idee".
Curiosamente, se dividiamo i 21 Arcani Maggiori numerati in 3 gruppi da 7 carte l'uno, scopriamo che vi corrispondono questi tre aspetti dell'anima.

L'auriga conduce l'intero carro/anima cercando di fermare i cavalli dall'andare in direzioni opposte, per procedere verso l'illuminazione.
Platone intendeva spiegare con questo mito la reincarnazione: una rinascita quale saggio o filosofo ad aspettare chi avesse spronato di più il cavallo bianco, una vita da persona ignorante per chi non fosse riuscito a tenere a bada quello nero.

Il Carro, Arcano Maggiore numero 7, illustra questo mito. Platone suggerisce che l'amore sia la forza che conduce verso il divino, se guidata dalla ragione.
Trionfo di Venere, Francesco del Cossa, Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, Ferrara.

Ritroviamo tale simbolismo neoplatonico in questa allegoria di Aprile rappresentata nel Salone dei Mesi, uno degli esempi più alti raggiunti dall'arte rinascimentale profana nelle corti italiane del XV secolo. Nell'affresco eseguito da Francesco del Cossa tra il1467 e il 1470, l'uomo in ginocchio semplicemente si arrende davanti a Venere, alla forma dell'amore superiore che incarna. Al posto dei cavalli, due cigni.

Nella versione Waite-Smith dell'arcano numero 7, Pamela Colman Smith incluse (alterando un dettaglio da Eliphas Levi più simile ad un loto stilizzato) un emblema sessuale tantrico sullo scudo davanti al carro. Sormontato dal disco solare di Horus, troviamo una versione modificata del simbolo induista Yoni - Lingam ( sanscrito per vagina - fallo ) che rappresenta la non dualità della realtà immanente (in contrasto coi cavalli/sfingi bicolori, simbolo della dualità della mente). Forse si riferisce anche alla maturità sessuale dell'auriga che ha completato un terzo del suo viaggio.

La Smith gli diede inoltre uno scettro ed un baldacchino stellato (d'ispirazione massonica) ma soprattutto una stella a otto punte sulla fronte che evoca Inanna, la divinità femminile più prominente dell'antica Mesopotamia, dea dell'amore sessuale, fertilità e guerra. Questa veniva associata col pianeta Venere, in quanto si ritiene che all'origine del mito della discesa di Inanna all'inferno per cercare saggezza, vi fossero i movimenti erratici di questo corpo celeste (che tramonta ad ovest per risorgere ad est, sparendo alla vista) in accordo con la natura imprevedibile della dea, patrona dell'amore e della guerra (incarna cioé sia qualità maschili che femminili) l'unica divinità in grado di attraversare il mondo di sotto e poi tornare al regno dei cieli.
Così l'auriga incanala energia dal mondo di sopra - rappresentato nella stella a otto punte sulla fronte che si ricollega a Venere/Inanna/l'amore come visto da Platone quale forza che conduce verso il divino - al mondo di sotto - rappresentato dal quadrato sul suo petto, simbolo tattva (sanscrito per elemento ) della Terra. L'eroe ha conquistato la sua energia sessuale trasformandola nel veicolo che lo porterà verso la sua meta spirituale, il Sole spirituale rappresentato nel disco solare di Horus. Ecco come la settima chiave degli arcani maggiori rappresenta la possibilità del potenziale trascendentale. Tuttavia, ancora rimane impegnato nel mondo fisico: per procedere, deve tirare insieme le forze opposte rappresentate dalle due sfingi.

Che significa tutto questo? Il potenziale dell'unione dei due opposti, come il bianco e nero nei cavalli di Platone. Questa figura parla della necessità di controllare con fermezza desideri, sensazioni, circostanze opposte e dargli una singola direzione, quella della volontà, la tua volontà.

Il conflitto è insito nell'uomo, negli impulsi contraddittori tra emisfero destro e sinistro del cervello, specializzati in funzioni opposte e complementari, razionale e irrazionale, ragione e sentimento...
Nell'eterna tensione della dualità tra luce e ombra, yin e yang, bisogna trovare il modo di gestire queste forze contrarie, ma interconnesse. Se non ne siamo consapevoli e non le controlliamo, rischiano di farci a pezzi... ma nel Carro è implicito il potenziale della vittoria.

Un famoso auriga fu il dio Krishna che nel Bhagavad Gita guidò il carro di Arjuna e tramite i suoi insegnamenti gli fece raggiungere la realizzazione spirituale. 


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