lunedì 30 aprile 2012

L'Eremita: istruzioni spirituali


I Tarocchi videro la luce in Italia settentrionale agli albori del Rinascimento, quale frutto di quegli ideali neoplatonici che avevano ormai permeato il terreno culturale europeo. E' interessante notare come proprio il padre di questa scuola filosofica, il greco Plotino, abbia fornito suggerimenti spirituali riconducibili all'archetipo illustrato nell'arcano maggiore numero 9 l'Eremita che in sé racchiude il concetto di autoscoperta soggiacente l'intero percorso dei Tarocchi.

"Se non vedi ancora la tua propria bellezza, fai come lo scultore di una statua che deve diventare bella: toglie questo, raschia quello, rende liscio un certo posto, ne pulisce un altro, fino a far apparire il bel volto nella statua. Allo stesso modo anche tu togli tutto ciò che è superfluo, raddrizza ciò che è obliquo, purificando tutto ciò che è tenebroso per renderlo brillante, e non cessare di scolpire la tua propria statua finché non brilli in te la chiarezza divina della virtù...Se sei diventato questo... senza avere più, interiormente, qualcosa di estraneo che sia mescolato a te...se ti vedi divenuto tale...guarda tendendo il tuo sguardo. Poiché solo un occhio siffatto può contemplare la Bellezza". (tratto da questo post)

Queste le istruzioni per iniziare il processo di autoscoperta evocato nelle frasi scolpite sul tempio di Apollo a Delphi: oltre alla più nota Conosci te stesso, un'altra iscrizione recita Niente in eccesso.

La figura di San Francesco d'Assisi (tratta da un dipinto di Caravaggio) scelta per questa carta (Touchstone Tarot di Kate Black) incarna allegoricamente l'uso della moderazione per la ricerca di un bene superiore, nel suo caso portata verso un processo di rinuncia dei beni materiali e superflui. Le vesti povere e la lanterna pongono l'enfasi sull'interiorità e la ricerca della propria verità, della saggezza, o come dice Plotino finché non brilli in te la chiarezza divina della virtù... senza avere più, interiormente, qualcosa di estraneo che sia mescolato a te... poiché conoscendoci a fondo, abbiamo chiarezza su chi siamo veramente e riconosciamo quello che non ci è proprio.

L'Eremita ci consiglia di prenderci un momento di riflessione per guardarci dentro e cercare in noi le risposte di cui abbiamo bisogno, affinché accendiamo la luce della nostra guida interiore.



Illustrazione: Francia 1553, da Guillaume Le Perrerière: Morosophie

4 commenti:

  1. Mi sono sempre identificata nella figura dell'Eremita, sempre presente tra le mie carte personali quando le leggo a me stessa (e presente in ogni caso, dentro di me, come un ritornello familiare e picevole), e lo accolgo ormai col sorriso.
    Mi trovo pienamente d'accordo con lei sul significato profondo di questa carta (e il suo aiuto, il suo "consiglio" indiretto): Nosce te ipsum. Cerca di focalizzare l'attenzione dentro di te, perché è da lì che parte davvero la vita; portare l'attenzione su ciò che conta, su ciò che può "suonare la tua musica" ed esserti di supporto, di struttura, chiudendo al di fuori invece, delicatamente, ciò che può esserti nocivo, perché "stonato" per te. Delicatamente, perché le diversità vanno rispettate (e ci possono anche insegnare molto), ma con fermezza. Primo passo - difficile a volte, ma necessario - verso la propria stabilità.

    Ho letto diverse pagine del suo blog e lo trovo davvero bello. Come lei, vedo la lettura dei Tarocchi come uno strumento, una via, per riflettere, mettere in luce lati nacosti o che ci creano disagi, blocchi, paure, dubbi... oltre a permetterci di intravedere una reale probabilità di evoluzione.

    Ammiro la sua passione, la profondità e l'onestà che trapela dalle sue parole. I miei complimenti e i miei miegliori auguri.
    Eva B.

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  2. Grazie mille Eva dell'apprezzamento e gli auguri.
    La figura dell'Eremita unisce come un filo sottile diverse persone che ne sentono il richiamo, in un certo senso. Non è facile il suo percorso, lui se ne cammina lontano dalla gente e dalle cose del mondo, la distanza e la solitudine gli fanno guadagnare prospettiva sugli altri, ma anche su sé stesso, come mezzi di contrasto necessari ad acquisire quella chiarezza interiore che il suo arcano incarna. Per alcuni il problema è anche ritrovare la strada di partenza, in quanto se non si torna in mezzo agli altri, quanto si è appreso non viene condiviso e la consapevolezza di sé non viene sottoposta a test. Comunque sia, chi è sensibile al suo richiamo, prima o poi riprende quel sentiero di montagna.
    I miei migliori auguri a lei per il suo viaggio di autoscoperta.

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    1. E' verissimo... spesso ritrovare la strada verso il mondo è molto difficile. Come lo è restarci del resto, una volta trovata, e superare davvero quel "test". Il richiamo a quel silenzio, così solitario purtroppo, ma così profondo e ricco, è sempre presente e forte, come fosse l'unico sentiero che riporta finalmente a casa.

      Mi viene spontaneo, ora, associare la figura dell'Eremita a uno dei fiori di Bach, non so se li conosce. Water Violet, la violetta d'acqua, n°34. (Se digita in google Water Violet n°34, il primo link floriterapia.com contiene una descrizione molto dettagliata) E' curioso quanto appaiano affini certi tratti.

      Grazie mille, di cuore. Conserverò i suoi auguri per la mia autoscoperta, sperando non finisca mai, ma che possa condurmi anche su sentieri in cui poterla condividere... sarebbe la cosa più bella.

      Eva

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    2. Non ho mai approfondito il discorso dei fiori di Bach, ma il link che mi ha mandato ha toccato molte corde, possibilmente costituendo a oggi l'argomentazione migliore per accendere il mio interesse in tal senso, dopotutto.

      Ancora grazie e speriamo di riuscire a trovare un equilibrio di sorta!

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